Ne’ dentro ne’ fuori: verso una comunita’ socioeconomica dei popoli dell’Europa

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Intervista con Enric Duran
28/09/2015
Uno dei pillastri del sistema di dominazione della Troika nell’Unine Europea e‘ la minaccia contro quei paesi che sono tentati di uscire dal sistema dell’euro, i quali vedrebbero svalutato il valore della loro moneta sostitutoria, colpendo i risparmi delle classi medie, che in fin dei conti sono le classi sociali che determinano il voto nelle elezioni, e per cio’, quelle che scelgono i partiti che saranno incaricati di governare.
Come si e’ visto in Grecia, emolto diffícile costruire un discorso includente la possibilita’ di diventare accetto dalla maggioranza, partendo dalla proposta di uscire dall’euro, poiche’ mancando il componente dell’esperieza, risulta molto difficile evitare che possa trionfare il discorso della paura.
Non c’e’ nessun paese che sia uscito dall’Euro e per cio’ non e’ possibile ancora dimostrare coi fatti che quest’evento non nuocerebbe il livello di vita delle classi medie e popolari. Certamente vi sono dei paesi della UE che a loro tempo decisero di non entrare nell’euro, ma non c’e’ stato nessuno che abbia fatto la strada inversa, dopo esservi entrato.
Questo mi porta a parlare di un’altro elemento chiave. In una soceta’ che si e’ abituata ai vantaggi quotidiani dell’euro, come possono essere la realizzazione di scambi economici nella maggior parte dell’Europa, senza bisogno di dover effettuare un cambio di moneta, il che include sempre dei costi per i consumatori, risulta difficile far espandere il discorso che andremo meglio con una’altra moneta, se questa poi non e’ cosi’ europea come l’euro.
In questo contesto, in partenza mi sembra che vi e’ un problema d’impostazione, che ci viene dalla combinazione di due elementi. Uno e‘ la tendenza che abbiamo nel pensiero razionale di Occidente di porre sempre le opzioni come duali. Essere dentro l’euro o no esserci. Dipendere dal BCE o non dipendere, …
L’altro elemento e’ la mancanza di conoscenza generale, nella maggior parte della popolazione e anche tra i politici, giornalisti e molti tra gli economisti, riguardo delle questioni monetarie e in rapporto al credito, il che rende molto difficile l’espansione di un’immaginario monetario che esuli da questa dualita’.
Per cui, voglio contribuire alla divolgazione di questo immaginario ancora mancante; esprimere la possibilita’ che esista un piano C, inteso come un’opzione che si costruisce  un sistema monetario che consenta generare padronaza economica ai popoli, senza che cio’ avvenga a condizione di svincolarsi dall’euro.
In effetti, che cosa ci impedisce di montare un sistema monetario comune in tutta l’Europa, ma che aiuti a costruire un’economia centrata sulle le persone?
Forse abbiamo certe barriere mentali, che veramente non sono reali.
Le infrastrutture, le tecnologíe, e le conoscenze necessarie per montare un nuovo sistema monetario nel seno dell’Europa, non sono accessibili e alla portata degli Stati soltanto, ma invece gia’ fin da adesso sono in mano a numerosi attori della societa’ civile.
Sta di fatto che nulla impedisce che nei paesi europei, dove c’e’ l’euro, la sua gente adoperi anche un’altra moneta comune. Di fatto, alcuni lo stanno gia’ facendo con il Bitcoin, e questo esempio sta dimostrando che questo e’ fattibile oggi.
Siamo d’accordo, il Bitcoin non el‘arnese monetario di spicco  per poter costruire un sistema monetario giusto e solidale, sebbene aiuti a spianare la strada e a dimostrare che altre monete internazionali, non soltanto sono possibili, ma sono gia’ una realta’, cammino questo che alcuni stiamo imparando a fare piu’ spedito anche col faircoin, il quale, benche’ non sia ancora sufficente, ci aiuta ad imparare e a porre la tecnologia che vi e’ dietro, a servizio della trasformazione sociale.
Forse si potrebbe arguire che la capacita’ di realizzare politiche per tutta la popolazione e’ molto limitata, se la forza di una nuova moneta non conta con uno Stato dietro.
D’accordo, l’obiettivo di questo articolo non e’ il dibattito tra Stato e autogestione, e possiamo supporre che sarebbe da desiderare che uno Stato lo adotti. Orbene, se questo non e’ ancora possibile, cos’e’ piu’ desiderabile: svilupparlo senza contare con uno Stato o contentarsi soltanto col tenersi il dualismo Euro – Drachma?
In fatti, molto provabilmente se ci fosse un sistema monetario europeo condiviso in tutta l’Europa, che non dipendesse dagli Stati e in competizione con l’Euro, Gracia lo adotterebbe. Al meno la Grecia della primavera di quest’anno. Quella di Varoufakis, per essere piu’ chiari.
Non e’ impensabile neanche che nel contesto del processo d’indipendenza di Catalogna, sia importante poter contare con un arnese di sovranita’ monetaria propria di questo tipo, per contrarrestare le tentazioni di estorsione delle istituzioni della Troika, col BCE in testa.
E dopo, in futuro, molto provabilmente sarebbe l’opzione imprescindibile per godere di piena sovranita’, superando il limite del dibattito sullo stare dentro o fuori dall’euro e dalla UE, generando persino la capacita’ reale di ricuperare i diritti sociali del comune (bene) degli abitanti dell’Europa, senza che nessun potere fattico lo possa fermare.
Cosi’ dunque, ne’ dentro ne’ fuori, ma tutto il contrario.
A questo scopo sara’ necessario disegnare un sistema monetario europeo  (o globale!). Con la stessa serieta’, rigurosita’ e uso pratico che possa avere l’euro, ma migliorando di molto i suoi diffetti principali.
Per esempio, questa nuova moneta intenderebbe il credito come un bene comune che dev’essere garantito senza interessi  e che, invece di poter essere creato soltanto dalle banche, il denaro possa essere creato in maniera decentralizzata, vincolata all’attivita’ produttiva e alla fiducia nelle istituzioni vicine alla cittadinanza ed entita’ proprie della societa’ civile.
Una nuova moneta che nel suo ADN fondazionale non ammetta che certuni poteri soprastatali esercitino il dominio sulle economie locali.
Se lo facciamo insieme, sara’ una questione di tempo che qualche Stato, o progetto di Stato, che ne abbia bisogno, la adotti anche, sebbene sia costretto a cercare la formula giuridica di farlo senza competere con l’euro rispetto dell’ufficialita’, perche’ la Troika non possa piombarci sopra.
Questo possiamo farlo possibile, se ci mettiamo insieme per tale scopo in un ventaglio ampio delle forze anti-austrita’ che esistono nei paesi della UE. Unalleanza ricca e diversa, nella quale vengano a partecipare dai movimenti di economia solidale, fino ai Municipi; che possa incorporarvi dai movimenti politici anticapitalisti, passando attraverso quel tessuto produttivo locale che sopravvive al potere delle corporazioni.
Una  volta sia stata ricuperata la sovranita’ monetaria, nulla potra’ impedire che, accompaganti da essa, camminiamo senza fermarci verso una comuonita’ socioeconomica dei popoli di Europa, che metta la cooperazione e la solidarieta’ fra gli esseri umani al centro della nostra vita in societa’.
Qualcosa in questa direzione stanno suggerendo anche Yannis Varoufakis ed altri politici europei della sinistra trasformatrice; i quali, sebbene propongono la democratizzazione dell’euro come la prima sua priorita’, riconoscono allo stesso tempo che non e’ possibile generare una pressione che sia sufficente sulle istituzioni della UE, se non si puo’ contare anche sull’indipendenza e la forza di altre monete di ambito europeo.
Per loro si tratta del piano B, per altri potrebb’essere il piano C, ma lo chiamiamo come vogliamo chiamarlo, cio’ ch’e’ veramente importante e’ che, da ambiti molto diversi, vogliamo costruire una nuova infrastruttura monetaria  per l’Europa, e che il momento e’ adesso.

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